Cresima e Pentecoste

Cresima e Pentecoste

da: “I Quaderni” di Maria Valtorta, ed. CEV

 

Ogni anima per meritare l’Amore deve con volontà propria volere l’Amore e deve
mantenersi degna dell’Amore con ubbidienza e orazione instancabile. Se ciò non facesse,
vana sarebbe su lei la discesa dello Spirito Santo, perché scendendo non potrebbe farvi
dimora e rapido risalirebbe al cielo, lasciando aridità, gelo, tenebre, silenzio, dove avrebbe
potuto essere fecondità, calore, luce e divine lezioni. ( … )
Nè è troppo cinquanta giorni per prepararsi a ricevere lo Spirito, il Fuoco che non
consuma che ciò che è inutile, ma che, per essere accolto, santificatore e operatore,
occorre di uno spirito preparato come un cenacolo, silenzioso, isolato, profumato di
ubbidienza e orazione.
Allora la Pentecoste apre i suoi sette fiumi e dà luce e virilità spirituale, alimenta l’anima
dei suoi doni e la rende atta ad accogliere i settiformi frutti di cui lo Spirito depone il seme
che la buona volontà dell’anima porta a maturazione. Non può certo essere accolto dove
non è luogo per la sua abbondanza, dignità per la sua Natura, dove vano gli sarebbe
l’ammaestrare, perché rumore di mondo conturba e soverchia, dove l’ubbidienza è in
difetto e l’orazione è parvenza. Az.9.6.46
  • Lo Spirito di Dio è l’Amore. Lo Spirito che Gesù chiama Spirito di Verità, Consolatore,
    Colui che può essere ricevuto da chi non è del mondo, Colui che insegnerà ogni cosa e
    farà ricordare ogni cosa santa, Colui che procede dal Padre. Lo Spirito Santo imprime in
    chi lo riceve il carattere di veri cristiani, ossia fratelli a Cristo e perciò figli di Dio. Az.25.8.46
  • Hai mai meditato, o anima mia, il simbolo di quella lingua di fuoco che, tu l’hai visto, si
    posò su ogni capo apostolico mentre incoronò di un serto la Tutta Santa? Generalmente vi
    si dice: in forma di fiamma per essere sensibile agli apostoli e significare amore e luce. Si,
    anche questo. Ma non solo questo.
    Poteva, e sarebbe bastato, il Paraclito, venire nel “gran vento impetuoso” e penetrare nel
    Cenacolo – dove già si era compiuto il Rito Eucaristico: la donazione del Dio fatto Carne ai
    suoi fedeli perché in essi Egli fosse anche dopo la separazione e desolati non fossero del
    Maestro diletto – poteva penetrare e stare, globo di meraviglioso splendore, a illuminare
    le menti che dovevano parlare al mondo del Dio Vero e del suo Cristo.
    Ma il Paraclito non si limitò a questo. Egli pure, come il Verbo incarnato, si franse e si
    donò, in una Comunione, in una effusione e donazione dei suoi doni di Sapienza,
    Intelletto, Consiglio, Scienza, Fortezza, Pietà, Timor di Dio, così come Gesù si era dato in
    Corpo e Sangue, Anima e Divinità. (…) L’Ineffabile Amore, Creatore insieme al Padre e al
    Figlio – perché inscindibile l’Unione e il Volere dei Tre che si amano divinamente – volle
    creare il nuovo uomo apostolico, avendolo già il Padre, a suo tempo, creato alla vita e il
    Figlio alla Grazia. Il Paraclito, agendo su queste due creazioni, le volle completare e
    perfezionare, bruciando nell’uomo apostolico, le più pesanti scorie dell’umanità persistente,
    le più venefiche, site nella testa, in cui i cinque sensi sono riuniti a servizio delle sensualità
    materiali in cui è chiuso l’organo che presiede alle sensazioni e le trasmette agli organi più
    lontani e in cui è l’agente del pensiero. (…)
    Ed ecco lo Spirito nella sua Comunione pentecostale, ardere e purificare la sede del senso
    e del pensiero: il capo degli uomini apostolici, mentre coronò d’amore la testa della
    Vergine e Sposa sua e si strinse per baciare con l’unico bacio degno della Beatissima
    Madre Vergine, della Tutta Grazia, Figlia, Sposa, Madre della Grazia, Maria, Regina degli
    Apostoli e della Chiesa in Terra, Regina degli Angeli nei Cieli. Az.12.5.46

  • Dio infondendo in noi lo Spirito Santo, Divino Amore, non soltanto infonde in noi la
    capacità o potenza di credere, sperare, amare sopranaturalmente (= virtù teologiche,
    soprannaturali, infuse, della fede, speranza, carità), ma anche gli aiuti per passare dalla
    potenza all’atto, cioè per sopranaturalmente credere, sperare, amare: realmente,
    perfettamente, prontamente (= doni dello Spirito Santo). Az. Nota a pag.271